Al Teatro!!!


AL TEATRO!!!

prof. Daniele Abate

In data 05 Dicembre 2018 alle ore 8:30, dinanzi al teatro Metropolitan di Catania, ai già numerosi ragazzi ivi presenti si è anche aggiunta una rappresentanza del nostro Coro d’Istituto, al fine di assistere alla commedia teatrale “AAA badante cercasi”.
Rumore di passi, autobus in arrivo, altri in manovra, l’atmosfera d’inizio mattinata lascia spazio al dialogo fra i ragazzi, i primi commenti, i primi sguardi. Scuole diverse per ordine e grado. Un ragazzo fattosi coraggio ci guarda ed avvicinatosi ci chiede: Come mai avete dei fiori? I nostri rispondono orgogliosi che serviranno ad omaggiare l’organizzatrice dello spettacolo, la Sig.ra Loredana Amato che li ha invitati, ma anche, e soprattutto, per le bravissime Beatrice Anello e Vanessa Allegra, compagne ed amiche di scuola, che nello spettacolo avranno modo di recitare esprimendo attitudini a noi sconosciute. A loro sono destinate due rose bianche in segno di AMICIZIA ed appartenenza al gruppo corale della scuola San Giovanni Bosco. Il giorno si scalda, la temperatura in barba all’autunno non rende onore a questa ventisettultima crocetta sul calendario 2018, ma sprigiona colori ed odori degni della primavera. Si entra, si salgono le scale e... dritti in tribuna!!!



I ragazzi hanno cognizione del luogo in cui si trovano e si distinguono per ordine e rispetto delle regole. Il palco ruggisce, la scena non tarda ad aprirsi, il pubblico divertito, felice, trae piacere nello stare insieme in una dimensione effimera quale è quella teatrale, ma al contempo così reale e viscerale da educare. Applausi, sghignazzi, si interagisce con gli attori, la prossimalitá influenza ed amalgama attori e pubblico, insomma si diventa teatro.
Sulla scena un bravissimo Michele Anello veste i panni di “Alfredino”, un ragazzino non disabile, ma bensì diversamente abile, come sarebbe giusto dire. Questi, che al momento fortuito lancia frecciatine puntigliose quanto pertinenti avverso chi vuol rendergli filo da torcere, conquista velocemente il pubblico. Il soggetto é studiato non solo nella ineccepibile prossemica, ma anche nell’aspetto psicologico. Simpatiche battute nascondono dietro di esse grandi drammi familiari, quale ad esempio la mancanza di aiuto per chi vive da solo una disabilità in famiglia. La trama non Ve la starò qui a rivelare, non senza averlo prima visto in teatro. Mi attengo piuttosto a descriverne le sensazioni provate, anche perché la trama di per sé, in fondo, é Alfredino. Lui è un intero universo assestante, che crea intorno a sé satelliti. Ogni suo atteggiamento presuppone, infatti, un aiuto di terzi, una influenza d’orbite, fin quando la scena si restringe. Adesso, sotto la stessa luce, sono solo lui e la sua fiamma, una ragazza sulla carrozzina affetta da disabilità motoria. Il suo deficit motorio è sanabile con un intervento, ma la prima operazione non è andata a buon fine e non ha più soldi per ritentarla. Quasi una denuncia sociale, lo spettro dell’articolo 3 aleggia silenzioso fra coloro che hanno una conoscenza anche vaga della Costituzione. Nel vivo della commedia Alfredino prende la mano di Rosetta, così si chiama la ragazza, la scena si addolcisce e si restringe, e sotto la stessa luce i due si scambiano progetti semplici di vita, a tratti impossibili. I due innamorati stanno quasi per baciarsi... Frattanto che ciò accade, fra il pubblico, due ragazzi di scuola superiore, forse all’ultimo anno, inteneriti dalla languida cornice si guardano intensamente e si stringono la mano, così, da nostra parte, ci troviamo in un doppio teatro. Forse si è palesato un amore reale, non simulato, non virtuale, ma noi li lasciamo lí, in quel punto della commedia che è l’esistenza. 
Il teatro nel teatro insomma, la vita.


Torniamo subito con la vista sul palco, quando.... Il marito della governante interrompe i due ed Alfredino, mancato il colpo, si cimenta nelle sue bizzarrie! Un’ovazione irrompe la sala e la storia va avanti da sé, ma certo è che fra i nostri ragazzi non è mancato lo stillare di qualche lacrima perché, in fondo, nonostante le svariate interpretazioni pragmatiche del vivere moderno, l’amore sponsale rimane un valore fondante, innato ed insito nell’essere umano. Il grande Pippo Franco antecede la chiusura del sipario ponendo una domanda emblematica al pubblico, lasciando spazio alla riflessione: <<Ma siamo sicuri che noi siamo migliori di loro?>>.
A sipario chiuso i ragazzi si complimentano con i loro compagni e tornano a casa riflettendo su quanto sia importante frequentare i teatri e su come sia importante aiutare, non solo chi sia diversamente abile ma anche chi vi ruoti intorno, anche perché capita a tutti, chi più e chi meno...” di essere diversamente abili sul palco della vita”.



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